Data del concorso: 2006 (terzo premio)
Architetto: David Chipperfield Architects, Ferruccio Izzo (AI&P), Jacques Wirtz
Cliente: Bagnoli Futura S.p.a
Superficie: 1 000 000 mq
Strutture: Pasquale Giancane (AI&P)
Impianti: Aniello Castaldo (AI&P)
Maggiori Info
Il progetto proposto per il Parco di Bagnoli si fonda sull’interrelazione di due chiari concetti-guida: da un lato la volontà di dare forma ad una vasta area nella quale il tessuto verde si sviluppi in maniera naturale, e dove l’azione dell’uomo sia limitata ad assecondare ed incoraggiare questo sviluppo, guidandolo, ove necessario, con interventi molto circoscritti; dall’altro, l’intenzione di strutturare un sistema di aree – prossime agli edifici di archeologia industriale ed alle zone di transizione fra il parco e la città al contorno - dove la natura acquisti un carattere più artificiale e domestico, essendo il risultato di un disegno teso a dare un senso ed una riconoscibilità agli spazi aperti in coerenza con il significato del verde urbano come zona di sospensione e riparo rispetto alla congestione della città, ma anche come luogo fortemente appartenente alla città, ad essa integrato e complementare. Il progetto quindi interpreta il tema posto dalla necessità di riciclare una vasta area industriale dismessa perseguendo l’obiettivo di realizzare un parco che sia semplice, fondato su un’idea chiara orientata ad esaltare il ruolo rinnovatore della natura. Questa idea di parco assume la natura come protagonista della trasformazione, entro una griglia di riferimento che è costituita dal sistema di spazi pubblici aperti costituiti dalle aree di pertinenza dei manufatti industriali e dalla sequenza di giardini più urbani e “disegnati” che sottolineano la transizione fra il parco e la città. In dialogo ed in equilibrio con questi, il cuore naturale del parco è immaginato come una massa verde organicamente disposta nell’area di concorso, maggiormente concentrata in corrispondenza della zona centrale e che si estende in maniera progressiva verso i bordi riconquistando così il territorio reso libero dalla dismissione degli impianti industriali. Il parco si sviluppa a partire dai suoi bordi, con una successione di strati – o layers – concentrici, che gradualmente conducono verso il centro. Questa successione, dal bordo verso un cuore centrale sottolinea la transizione fra una condizione naturale più addomesticata, più prossima – sia in senso funzionale che in senso morfologico – alla città ed una condizione più “selvatica”, maggiormente libera ed organica, che ha luogo nella parte più interna del Parco, occupata da una vasta Area Umida. Il primo layer definito il “Passeggio di Bagnoli” consiste in un grande spazio pubblico anulare, una sorta di grande “corso verde” o di “paseo”, una successione di spazi pubblici e di giardini lungo il quale si può passeggiare, giocare, correre, incontrarsi, allestire eventi, organizzare spettacoli. Sul margine nord del Parco il “Passeggio” incontra il nucleo storico dell’area nord dell’ILVA con gli edifici storici dell’officina meccanica, della centrale termica, dell’ex direzione dell’area ghisa e della centrale telefonica (ex sala pompe); qui il tessuto connettivo del “Passeggio” conduce ad un sistema di giardini urbani e di aree pavimentate saldamente connesse a Via Nuova Bagnoli mediante una rampa gradinata in lieve pendenza. In questa zona, quindi, dove il parco si congiunge con la città esistente ed accoglie quella futura, il suo disegno vira verso una logica urbana, fondata sulla chiarezza e sulla forza narrativa della geometria. Per ciascuno degli edifici storici presenti in questo nucleo viene quindi disegnata un’area di pertinenza, definita da una geometria elementare pura che contestualizza l’architettura sottolineandone i caratteri e le forme. Il secondo layer, definito le “Stanze del Verde”, è costituito da una sequenza di aree dal margine ben definito, la cui delimitazione è espressa chiaramente dalla geometria, ma al cui interno la natura si estende in maniera libera, in accordo con le caratteristiche delle diverse specialità botaniche che sono utilizzate, con le caratteristiche del suolo o, infine, con i caratteri delle aree del contesto esterno al parco con cui si pongono in diretto dialogo. Il terzo layer, definito il “Tessuto Naturale” è una zona intermedia, che sottolinea l’approssimarsi di un cambiamento: il passaggio fra il verde più disegnato del bordo e l’Area Umida centrale. Qui il tessuto verde è disponibile in maniera più libera ed informale alla presenza umana. Si tratta di una sosta, una sospensione fra la dimensione specificamente naturale, densa, dell’Area Umida centrale e la dimensione più urbana e strutturata che il Parco assume in prossimità del bordo. La successione dei layers converge verso un cuore centrale, un luogo attribuito totalmente al dominio della natura; qui la natura può riacquistare il suo ruolo di generatore di vita ri-colonizzando il territorio industriale dismesso e il parco si estende in maniera libera, organica, non strutturata, con una zona di vegetazione molto densa arricchita da un’Area Umida che ne costituisce il baricentro e l’origine. Quest’area centrale, che sarà chiaramente percepibile come una riserva protetta ,è quella parte del parco dove la natura – il regno animale, vegetale e minerale - liberamente si sviluppa in accordo alle sue proprie leggi e l’intervento dell’uomo si limita ad incoraggiare ed a sostenere questo processo, con un atteggiamento di salvaguardia e di rispetto. Percorsi su passerelle in legno lambiscono i margini dell’area umida e la penetrano in più punti creando diverse sequenze spaziali per osservare la natura e la fauna, senza che l’uomo crei condizioni di disturbo, prevedendo una serie di piccole attrezzature per il bird-watching.