Inizio progetto: 2008
Fine lavori: 2013
Architettura: Alberto Izzo & Partners
Cliente: C.M.C., NAVFAC
Superficie: 155 000 mq
Strutture: Pasquale Giancane (AI&P)
Impianti: Aniello Castaldo (AI&P), ROSSER
Maggiori Info
La Alberto Izzo & Partners ha fornito servizi completi di progettazione (architettonica, strutturale ed impiantistica), oltre che di supporto alla Direzione lavori in qualità di DOR, Designer of Record, per un contratto di progettazione-costruzione, che vedeva come committente-realizzatore, la Cooperativa CMC di Ravenna, dell'intera base Dal Molin dell'esercito degli Stati Uniti d'America, costituita da oltre trenta diversi edifici di differente tipologia e destinazione, elaborando allo stesso tempo la progettazione del sito e delle relative infrastrutture.
Il progetto per la realizzazione dell’insediamento, destinato ad ospitare il 173° ABCT HQ dell’esercito degli Stati Uniti, prevede la riconversione di una parte dell’aeroporto Dal Molin, con il recupero ed il riuso di alcuni edifici esistenti, la demolizione di altri e la costruzione di nuovi edifici secondo un principio insediativo orientato a garantire elevati livelli di qualità morfologica, funzionale, fruitiva ed ambientale, nel rispetto dei valori del territorio e secondo criteri di compatibilità ecologica.
Il concetto di base utilizzato nella progettazione dell’opera è stato quello della creazione di un “Campus” per il personale militare, ecologicamente sostenibile e in grado di favorire la mobilità pedonale al suo interno. Questo “Campus” militare è stato progettato per soddisfare molteplici esigenze operative, comprese le attività di supporto.
Il progetto per il nuovo insediamento all’interno del sito dell’aeroporto Dal Molin ha inteso confrontarsi dialetticamente con le presenze architettoniche preesistenti, al fine di consolidare e non stravolgere l’identità paesaggistica del territorio e le sue caratteristiche estetiche. Tale obiettivo viene perseguito nel progetto mediante:
- l’adozione di tipologie edilizie estremamente semplici;
- contenendo il più possibile l’altezza massima degli edifici entro limiti che permettono, nelle viste da grande distanza, di collegare il profilo volumetrico del nuovo insediamento alla dominante orizzontale del suolo;
- proponendo un principio insediativo fondato su una chiara sequenza di edifici che si alternano a spazi aperti (piazze, strade, corti, aree verdi) secondo un disegno regolare ma non ripetitivo, in modo da rispettare quelle condizioni di ricchezza formale, diversificazione e di complementarietà fra edifici e spazi aperti, che contraddistinguono la città consolidata.
L’architettura dei nuovi edifici, è improntata a criteri di aderenza e continuità con il lessico architettonico tradizionale del luogo, sia per quanto riguarda la loro tipologia che per le soluzioni compositive e per tutti gli elementi architettonici che li costituiscono. Gli edifici hanno tutti un’altezza contenuta fra uno e tre piani fuori terra, con l’eccezione degli edifici per gli alloggi e le autorimesse, che raggiungono i cinque piani fuori terra. Sono privilegiate forme semplici, ma non banali; nel trattamento delle superfici esterne ricorre l’uso dell’intonaco che, in corrispondenza delle parti basamentali, viene trattato con una tessitura a bugnato allo scopo di conferire maggiore enfasi e riconoscibilità ai piani terra degli edifici, che sono in diretto contatto con gli spazi aperti.
In corrispondenza dei piani superiori dell’elevato, l’intonaco è liscio e viene tinteggiato con colori chiari. I tetti sono con coperture a falde, moderatamente inclinate, come è consuetudine per gli edifici tradizionali a carattere semirurale, frequenti nella piana che si distende a nord della città di Vicenza.
In sintesi, l’intento di queste scelte progettuali è stato quello di dare forma ad una parte di città che possa appartenere, sul piano morfologico, tipologico e del linguaggio architettonico utilizzato, alla città di Vicenza. La flessibilità delle soluzioni distributive, la semplicità delle scelte formali e l’uso di elementi architettonici appartenenti alla tradizione costruttiva locale, insieme con la logica dell’impianto urbano del complesso, consente di ritenere l’intero insediamento come una parte di città, che si confronta con il contesto circostante e si pone con esso in rapporto dialettico di integrazione e complementarietà.
il progetto della nuova base Dal Molin è stato certificato LEED Gold (LEED, acronimo di The Leadership in Energy and Environmental Design).